LA PANDEMIA FA STRAGE DI BAR E RISTORANTI NEL RIMINESE
23 Dicembre 2020
Presi con le mani nel sacco pieno di bigliettoni contraffatti e oro taroccato. Colpo grosso dei carabinieri della Tenenza di Cattolica che hanno assicurato alla giustizia una banda di sinti pronta a mettere in atto su larga scala la truffa del cosiddetto Rip Deal o “affare sporco”. Si tratta di tre individui fermati lo scorso 17 dicembre mentre stavano trasportando 1,5 milioni di euro in banconote contraffatte e 64 chili d'oro taroccato. Un'operazione partita da un normale controllo del territorio. Verso le 13, i militari dell'Arma avevano notato i tre nomadi, un 29enne originario della Germania e padre e figlio di 48 e 22 anni, che entravano in un residence di Cattolica. Fermati per essere identificati, è emerso che si trattava di vecchie conoscenze delle forze dell'ordine. Vista la situazione, e le risposte equivoche date sul motivo per il quale si trovavano nella Regina, i carabinieri hanno deciso di perquisire le stanze del residence dove i tre alloggiavano. All'interno è stata ritrovata una mazzetta di banconote da 50 euro, per un totale di 4250 euro, e tre piccoli astucci contenenti 112 grammi di piccole pepite d'oro. Nel corso della perquisizione i carabinieri hanno trovato anche la chiave di un agriturismo nei pressi di Monte Colombo che hanno poi deciso di controllare. A quel punto ai militari dell'Arma si è materializzato quello che, in apparenza, sembrava un vero e proprio tesoro: all'interno di alcune valigie c'erano numerosi sacchetti di plastica pieni di mazzette da 50 euro per un totale di 1,552 milioni di euro e, in alcuni sacchi, pepite d'oro per un peso di 64 chili. Solo dopo un'attenta analisi, è emerso che si trattava di denaro abilmente contraffatto mentre le pepite erano, in realtà, pezzi di ottone. I tre sinti sono stati quindi arrestati, ma il gip non ha convalidato il fermo ritenendo non esistere il pericolo di fuga. Nei confronti di uno dei tre è stata applicata la misura cautelare personale degli arresti domiciliari e per un secondo la misura cautelare dell'obbligo di dimora nel comune di residenza. Il più giovane del gruppo è stato scagionato perché il gip ha escluso i gravi indizi per la ricettazione delle false pepite.
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