NEONATO MORTO ALL'INFERMI, AUSL DOVRA' RISARCIRE 700 MILA EURO AI GENITORI

29 Giugno 2020

Neonato morto a Rimini, dopo 13 anni il tribunale ha condannato l'Ausl Romagna a risarcire i genitori per 700 mila euro. Alla base della decisione perizie medico-legali che avrebbero messo in luce un ritardo nella programmazione del taglio cesareo e una serie di successive presunte negligenze le quali se evitare avrebbero potuto salvare la vita al bimbo. I fatti risalgono al febbraio del 2007. La donna, una riminese di 33 anni, secondo quanto riferisce il Resto del Carlino, era riuscita a rimanere incinta dopo lunghe e costose cure. La gravidanza arriva al termine. La mattina dell'8 febbraio la signora accusa una forte lombalgia e corre all'ospedale “Infermi”. Dove nel tardo pomeriggio viene ricoverata. Viene monitorata durante la notte, ma nel pomeriggio del giorno seguente accertano che il bimbo è in sofferenza. Il cesareo viene effettuato solo alle 19,11. Il bimbo ha difficoltà a respirare e in serata viene trasfertito in terapia intensiva neonatale. I genitori vengono rassicurati che non c'è nulla di grave. Ma le cose precipitano. Poco prima delle 6 del mattino del giorno dopo vengono informati che c'è stato un tracollo e che il piccolo viene fatto respirare artificialmente. Papà e mamma riescono a vederlo per pochi minuti. Un'ultima carezza. Poi alle 16 la botta: il bimbo è peggiorato. Ma in realtà è già morto. L'autopsia parla di setticemia massiva come causa del decesso. Nel gennaio 2012 i genitori, per nulla convinti di quella conclusione, fanno causa all'Ausl. Entrano in campo gli avvocati. E dopo 13 anni dalla morte del bimbo, il tribunale civile di Rimini ha condannato l'Ausl Romagna a risarcire i genitori con la somma complessiva di circa 700 mila euro.
Servizio di Marcello Bartolini




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